Ogni volta, visitando levento annuale delle mostre a Illegio, emerge spontanea una considerazione: di cultura si vive, eccome!
La figura carismatica di don Alessio Geretti ha fatto partire un effetto a catena per cui dallorganizzazione e dalla giusta promozione della mostra annuale, lintera comunità di Illegio ha capito ed ha colto il potente messaggio di rilancio, di condivisione, di cambiamento di rotta, e tutto è ripartito: ristoranti, recuperi, valorizzazioni di itinerari, decoro urbano, accoglienza.
Unesperienza forte che, a sua volta, potrebbe diventare proposta viva e credibile per tutte le zone montane o, comunque, di periferia, ricche di storia, di memorie, di infinite opportunità da cogliere e da valorizzare.
Ed ecco la mostra di questanno: "Cambiare".
Già il titolo è messaggio in profonda sintonia con la situazione attuale.
E il titolo, a sua volta, racchiude il significato della scelta e dei soggetti di tutte le opere, considerate sia individualmente, sia nellinsieme e nello svolgersi del percorso.
Questo cammino, infatti, è articolato secondo quattro passi di cui si riporta la descrizione inserita nel catalogo ed evidenziata nelle locandine allingresso della mostra.
Quattro i passi della mostra:
Il primo è dedicato allimpulso di cambiare il mondo esterno.
Il secondo è centrato sui più affascinanti racconti di metamorfosi, dalla mitologia alle favole.
Il terzo ricorda storie di cambiamento interiore, morale e spirituale, di ascesa e di caduta, di smarrimento e di ritorno.
Il quarto accenna al cambiamento dell'arte e del suo sguardo, dalla prospettiva dei maestri antichi fino alle percezioni dellImpressionismo e alla ricerca di una nuova profondità e di nuovi linguaggi dal Novecento in poi. ()
Questo testo allinizio apre con una sollecitazione notevole:
"Non tutto cambia nella vita, ma nella vita accadono cose che cambiano tutto.
Anzi, lo stesso vivere è in fondo un essere pronti a cambiare; solo linanimato e linerte restano sempre identici a se stessi. ()
Tutta la mostra, infine, lascia aperta una grande domanda: il fine di ogni mostra darte è un messaggio da dimostrare attraverso la scelta di opere che si prestano a costruirlo (è il caso della mostra Cambiare), oppure deve essere lopera darte che deve far scaturire un suo messaggio (alcuni titoli delle prime mostre a Illegio: Apocalisse, S.Floriano ).
Una riflessione interessante.
Venzone, ultima tappa dellintensa giornata, testimonia un tragico cambiamento (terremoto del 76), ma è segno di storia che procede, ricorda e si evolve e sa rimotivarsi perché, come conclude il già citato testo del catalogo, cambiare serve a imparare che cosa resterà in eterno.
Lidia Rui
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